Non so se è colpa dell’autunno,

con l’acqua che galleggia nell’aria

e macchie di arancio

nel grigio della mattina.

O magari la sensazione ovattata di quest’anno strano

il passo trattenuto di viaggi mancati

e il respiro che si spezza di assurda,

assoluta,

nostalgia

mentre rughe profonde,

di espressione le chiamano,

definiscono i contorni di uno sguardo troppo lucido.

E un nuovo biondo si mescola con il nero

per nascondere il mutare della chioma,

quasi fossero stagioni,

tra la sensazione di esseri estranei dentro il corpo

e l’impalpabile coperta della rassegnazione

a coprire bianche spalle nude.

Chissà dove sta la causa,

forse nel centro del labirinto di pensieri

che vortica incessante,

rumoroso,

dentro la testa,

ma vedo chiaro,

nel riflesso dello specchio,

Umide IMPRONTE di MALINCONIA.

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